domenica 9 dicembre 2007

I giovani, risorsa strategica per il paese

Il punto di vista di Piero Marrazzo, Presidente della Regione Lazio
A cura di Cristina Sanna
L’Istat ha dichiarato nei giorni scorsi che il numero dei disoccupati è in calo mentre aumenta il numero di chi rinuncia a cercare lavoro. Il dato sulle forze lavoro ha quindi due facce: quella positiva del tasso di disoccupazione che scende (al5,7% rispetto al 6,5% registrato nel 2° trimestre2006) e, quella negativa, riferita al numero degli inattivi che sale di 260 mila unità. Nel Lazio il tasso di disoccupazione, al 2° trimestre 2007, si èattestato addirittura al di sotto della media nazionale (5,6%). Come interpreta questo dato?
La tendenza è sicuramente positiva, pure considerando il peso dei cosiddetti lavori “flessibili” rispetto ai quali in passato si è fatta qualche confusione. In generale si può parlare di buon risultato anche perché inserito nella crescita complessiva del Pil regionale, degli investimenti, delle esportazioni e del numero delle imprese. In questo caso il Lazio è secondo solo alla Lombardia ed è primo a livello nazionale nel saldo tra avvio e cessazione delle attività.
Quali sono, quindi, gli strumenti messi in campo dalla Giunta Marrazzo per contrastare il fenomeno della disoccupazione e precarietà nel lavoro giovanile?
Sono ormai noti gli effetti che l’applicazione della Legge 30 ha avuto in questa regione. Invertire questa tendenza è un dovere. Naturalmente creare certezze non è una cosa facile, in particolare a favore di quelle categorie sociali più soggette, di altre, alle numerose forme di pressione. Quello che è certo è che la flessibilità deve essere uno strumento per facilitare l’accesso al mondo del lavoro, ma con l’obiettivo di una stabilizzazione.Una coerente politica nazionale di emersione del lavoro nero e di scoraggiamento del ricorso selvaggio ad una certa “flessibilità” consentirebbe alle istituzioni locali di avere gli strumenti per attuare controlli più severi e puntuali, predisporre interventi specifici per i lavoratori parasubordinati, riconoscere forme di sostegno al reddito, come stiamo facendo con la proposta di legge regionale sul reddito sociale garantito, e infine spingere con forza su una vera politica della formazione, come abbiamo già fatto con l’approvazione della legge sull’apprendistato che ha l’obiettivo di avvicinare il mondo giovanile alle imprese e per la quale abbiamo stanziato, nel 2007, 5 milioni di euro.I n generale, nel nostro bilancio sono previsti 60 milioni di euro in tre anni provenienti da fondi regionali, nazionali ed europei, per favorire la regolarizzazione del precariato ma anche 18 milioni di euro per la stabilizzazione degli Lsu, 37,5 milioni di euro per la l. 236 relativa alla formazione e ricollocazione dei lavoratori delle aziende in crisi.
Dal Rapporto Annuale Inail 2006 emerge che il Lazio si conferma la regione con la frequenza d’infortuni più bassa. Attraverso quali interventi state affrontando il tema della salute e sicurezza sul lavoro?
La Giunta ha già fatto molto in questo campo. Vorrei ricordare che al nostro arrivo abbiamo trovato una spesa per la sicurezza sul lavoro che rappresentava solo il 3% delle risorse del fondo sanitario regionale, mentre la media nazionale è del 5%. Noi abbiamo prontamente invertito questa tendenza e nel triennio 2006-2008 sono stati previsti 14 milioni di euro all’interno del Programma di interventi straordinari per la sicurezza sul Lavoro. Abbiamo inoltre intensificato l’azione di controllo. Proprio lo scorso agosto il Consiglio Regionale ha inoltre approvato la“Legge sulla tutela del lavoro e sul contrasto e l'emersione del lavoro non regolare”. Attraverso la normativa verranno rafforzate le tutele di tutti i lavoratori ed in particolar modo di quelli più esposti alle incertezze della precarietà e del lavoro nero. Previste anche condizioni vincolanti per il rispetto dei requisitidi regolarità e legalità dell'organizzazione del lavoro per le imprese che intendono accedere a finanziamenti nazionali o comunitari o che vogliono partecipare a gare d'appalto regionali. E poi c’è il Piano Pluriennale per le politiche attive del Lavoro 2007-2007 e del Programma operativo del Fondo sociale europeo (POR) che mette a disposizione del Lazio 736 milioni di euro in sette anni per la formazione e lo sviluppo di nuova occupazione.
Secondo lei, nella nostra regione, quali sono i settori occupazionali rivolti ai giovani in cui la domanda è più bassa rispetto all’offerta e, quindi, dove è possibile collocarsi con più facilità?
Certamente nel campo dei servizi alle imprese, del turismo, di una nuova impostazione di fare agricoltura e nel settore delle nuove tecnologie. Ma, come dimostra anche la direzione delle nostre scelte, i giovani devono essere in grado di costruirsi una professionalità, una capacità di rappresentare una risorsa. Dobbiamo operare nella lotta al precariato proprio per evitare che vengano umiliate le professionalità da rapporti contrattuali privi di qualunque valorizzazione delle competenze.
Pubblicato su "RomaGiovani"
ottobre 2007

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