venerdì 14 dicembre 2007

Al Quirinale, il primo cambio di guardia in rosa


Per la prima volta nella storia picchetto al femminile

Dal 2000 al 2007 sono entrate a far parte dell'Esercito circa 6.000 donne, di cui oltre 200 tra gli ufficiali, una cinquantina nei sottufficiali e le restanti come volontarie di truppa in servizio permanente e in ferma breve o prefissata

Al Quirinale, primo cambio di guardia in rosa. Le protagoniste sono 50 volontarie dell'Esercito che hanno preso parte, per la prima volta nella storia d'Italia, alla cerimonia del cambio di guardia d'onore al Presidente della Repubblica.
L'evento, che si è svolto il 23 novembre scorso sul piazzale esterno del Quirinale, ha visto marciare, con passo deciso tutto al femminile, le giovani volontarie per dare il cambio agli uomini della marina.
Questa novità ha suscitato grande interesse e curiosità tra turisti e passanti, affollati ai margini della piazza per questo eccezionale momento. Tutto è filato liscio senza nessuno intoppo. Ed eccole lì, per la prima volta, emozionate come non mai, con la divisa d'ordinanza, in mano il fucile mitragliatore Beretta e i capelli raccolti che a malapena si intravedono sporgere dal basco nero. Perfettamente addestrate, con una postura d'effetto, pronte a onorare la Patria e la Bandiera.
Le soldatesse, in ferma prefissata di un anno, hanno tra i 19 e i 24 anni e, la maggior parte di loro (circa il 70%), provengono dalle regioni meridionali e dalle isole. Appartengono al 235esimo Reggimento Piceno, l'unico reparto incaricato di addestrare il personale femminile di truppa dell'Esercito. Sono state arruolate tramite un concorso al quale possono partecipare tutti i cittadini italiani, uomini e donne, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, sposati o no, in possesso di un diploma di istruzione secondaria di primo livello.
Cristina Sanna


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dicembre 2007

La finanziaria e le buone notizie per i giovani


Le strategie del governo per combattere la precarietà e restituire nuove prospettive di sicurezza ai giovani, illustrate dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi

di Cristina Sanna

Professor Prodi, la finanziaria 2008 assegna 800 milioni di euro a favore del Fondo per l'occupazione. Ci potrebbe anticipare nello specifico come saranno investite queste risorse?

Al Fondo per l’occupazione andranno nuove risorse per rispondere, in primo luogo, alle crisi occupazionali in atto nel nostro Paese. Gli 800 milioni stanziati saranno infatti destinati a tutelare il reddito dei lavoratori che sono in procinto di perdere o hanno perso il posto di lavoro, anche di quelli che appartengono a settori tuttora non garantiti dalla normativa in vigore. In questo senso abbiamo previsto la proroga degli ammortizzatori sociali “in deroga” (in attesa di un’auspicata riforma complessiva) e degli ammortizzatori sociali nel settore del commercio. Il Fondo coprirà anche i trattamenti di integrazione salariale nel caso di crisi aziendali per cessazione di attività. Infine, abbiamo voluto rinnovare la possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità anche ai lavoratori dipendenti da piccole imprese, quelle con meno di 15 dipendenti.

Quali sono, quindi, in concreto i provvedimenti compresi nella manovra finalizzati ad agevolare l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e a ridurre il fenomeno della precarietà?

I giovani, insieme alle donne, sono gli anelli deboli del mercato del lavoro. Di questo siamo consapevoli e a questo vogliamo rispondere portando avanti politiche mirate per raggiungere una flessibilità “buona” in contrasto alla precarietà. Il nostro è un progetto di lunga durata, un compito che non può esaurirsi a breve termine. Stiamo facendo passi avanti: con la Finanziaria di quest’anno il Governo vuole combattere seriamente la precarietà e restituire nuove prospettive e sicurezze ai giovani. Investiamo per potenziare i servizi per l’impiego, per esempio. Per il contratto a tempo determinato abbiamo concordato un limite di 36 mesi alla possibilità di reiterazione, passato il quale nuovi contratti a termine possono essere stipulati solo davanti alle Direzioni provinciali del lavoro e con l’assistenza sindacale. I precari della pubblica amministrazione (un vero esercito, come sappiamo) saranno stabilizzati nel giro di tre anni, se supereranno idonee procedure di selezione. E torna il credito d’imposta per nuove assunzioni a tempo indeterminato nel Mezzogiorno.
Poi finanziamenti agevolati e misure a sostegno del reddito dei lavoratori con carriere discontinue o disoccupati. Abbiamo pensato all’istituzione di un fondo credito per consentire ai lavoratori parasubordinati di accedere, in assenza di contratto, ad un credito a tasso di interesse zero - o molto basso - in grado di compensare cadute di reddito collegate ad attività intermittenti, anticipando in tal modo futuri redditi (il fondo potrà erogare fino a 600 euro mensili per 12 mesi con restituzione posticipata a 2 o 3 anni). Un fondo microcredito per incentivare le attività innovative dei giovani, con priorità per le donne. Poi un fondo dedicato ai giovani lavoratori autonomi, per aiutarli nelle necessità finanziarie legate all’avvio di nuove imprese, dall’artigianato alla cooperazione. Per sostenere i ricercatori universitari, poi, sarà aumentato l’importo dei loro assegni di ricerca.
Ma non dimentichiamo gli interventi pensati per migliorare la prestazione pensionistica futura. Per esempio la totalizzazione dei contributi previdenziali. Lo scopo è che non vada perduto nemmeno un euro di quanto i lavoratori flessibili versano. I fondi servono proprio per aiutare a cumulare le diverse gestioni previdenziali a partire dal 2008. Pensando ai possibili spazi di inattività abbiamo pensato anche alla copertura contributiva figurativa dei periodi di non lavoro, commisurata alla retribuzione percepita. Ci sono poi interventi in materia di riscatto della laurea, per renderlo meno oneroso e più conveniente sotto il profilo previdenziale.
Infine l’aumento dell’indennità di disoccupazione, che viene estesa anche ai parasubordinati. E il finanziamento di 30mila stage per neolaureati.

Nella finanziaria 2008, il governo ha inoltre previsto 500 nuove assunzioni da destinare al Ministero per i beni e le attività culturali. Quali saranno le figure professionali coinvolte in questa importante opportunità?

I risultati eccellenti registrati dal turismo culturale rappresentano oramai un importante fenomeno sociale e civile che diventa ricchezza economica. Un fenomeno da valorizzare e che può dare vita a nuove opportunità professionali, di specializzazione e di valorizzazione delle competenze e dei talenti. E allora, dopo anni di blocco totale, abbiamo previsto nuove assunzioni al Ministero per i beni e le attività culturali. Si tratta di 400 nuovi assistenti alla vigilanza, alla sicurezza, all’accoglienza, alla comunicazione e ai servizi al pubblico. Inoltre 100 nuovi architetti, archeologi, storici dell’arte e amministrativi.

Tra gli interventi dedicati ai giovani sono stati annunciati sconti fiscali per l'abitazione in affitto. Ci potrebbe indicare l'entità delle agevolazioni previste e quali sono i requisiti necessari per poterne beneficiare?

Per quanto riguarda la politica degli affitti, abbiamo pensato, innanzitutto, ai giovani lavoratori a basso reddito e agli studenti fuorisede. Le misure introdotte certo favoriscono la redistribuzione, e quindi una maggiore equità sociale, ma anche la dinamica sociale: l’immobilismo è un freno alla crescita economica.
Per i lavoratori tra i 20 e i 30 anni che vanno a vivere in affitto e hanno un reddito fino a 15.493 euro, è previsto uno sconto fiscale di circa 1.000 euro. La detrazione diventa di 500 euro per i redditi fino a 30.987 euro. Questa agevolazione vale per i primi tre anni di decorrenza del contratto, purché i padroni di casa non siano i genitori o gli affidatari. La registrazione del contratto d’affitto che dà diritto alle detrazioni può essere comunicata direttamente al sostituto d’imposta o nella dichiarazione dei redditi. Nel caso in cui il giovane contribuente si trovi ad avere un’imposta da versare, al netto delle detrazioni per carichi familiari e di lavoro, inferiore all’ammontare della detrazione prevista, è riconosciuto un bonus a copertura della differenza non utilizzabile.
Poi gli studenti universitari fuori sede, con la conferma delle detrazioni del 19% sugli affitti già previste dalla Finanziaria 2007. Una misura importante che abbiamo voluto rinnovare perché centra diversi obiettivi: aiuta i giovani ad uscire di casa, stimola l’emersione del mercato delle locazioni “in nero”( gli studenti universitari fuori sede risultano essere i più esposti) , alleggerisce i costi delle famiglie dei ragazzi che studiano. La norma attualmente in vigore prevede la possibilità di detrarre 2.600 euro annui dalla locazione. Aggiungo che la detrazione riguarda qualsiasi tipo di contratto: non è necessario che si tratti di un contratto per studenti, può essere semplicemente un contratto ad uso transitorio, anche per l’affitto di una stanza o di un posto letto, purché sia a norma di legge.
L’agevolazione fiscale spetta ai genitori per chi è ancora a carico, oppure può essere fatta direttamente sui propri redditi.

Quale suggerimento utile può dare ai giovani per essere una risorsa sempre più competitiva nell'ambito del mercato del lavoro?

Secondo alcuni sondaggi, i giovani italiani non sarebbero molto favorevoli a politiche di liberalizzazione e di apertura. Meritocrazia e concorrenza spaventerebbero di più i giovani italiani rispetto ai loro coetanei tedeschi, inglesi o svedesi. Vorrei che i giovani riflettessero su questo: la ragionevole selezione è la garanzia della giustizia e se il sistema è bloccato, i primi a sbattere contro le barriere all’ingresso sono proprio loro. Un esempio per tutti: la liberalizzazione dei farmaci cosiddetti “da banco” del decreto Bersani, che ha creato nuove occasioni di lavoro per i giovani farmacisti.
I giovani oggi si trovano di fronte a un sistema di rischi, vincoli, ma potenzialmente anche a grandi opportunità, molto diverso da quello delle generazioni precedenti.
Non si è medici se sia ha una laurea ma non si sa fare il proprio mestiere, né ingegneri e quant’altro. La competizione, oggi, è a tutto raggio. Bisogna allora mettere in moto la creatività, l’entusiasmo, l’ambizione. Serve ai giovani ed è essenziale per un’Italia che vogliamo più dinamica. La ripresa del nostro Paese deve avvenire attraverso le idee della generazione più giovane. Poi, certo, le politiche pubbliche devono fare la loro parte, dando l’opportunità ai ragazzi di sperimentare e di mettersi alla prova, garantendo loro più opportunità e riconoscendo sempre più spazio al talento, al merito, alla creatività.


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Novembre 2007

domenica 9 dicembre 2007

Un fondo da 100 milioni per i prestiti in rosa


Intervista a Barbara Pollastrini
Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità
di Cristina Sanna
Un fondo da cento milioni di euro per le imprenditrici che avviano nuove attività. E’ questa la proposta lanciata dalla Ministra per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini, per dare attuazione all’articolo 32 - sostegno all’imprenditoria femminile - previsto nell’ultimo Disegno di legge finanziaria. I criteri di intervento saranno fissati attraverso un decreto emanato dal Ministro per lo sviluppo economico, per il quale la Ministra Pollastrini intende collaborare alla sua stesura. Queste ed altre, le iniziative in atto promosse dal Dipartimento a favore delle aspirazioni e dei bisogni delle donne nel nostro Paese.
Il Disegno di legge finanziaria per il 2008 segna dei passi importanti a favore delle donne intervenendo con misure per promuovere l'imprenditoria femminile e per agevolare il loro inserimento nel mondo del lavoro. Ci potrebbe illustrare, in concreto, di che tipo di interventisi tratta?

Questa è una Finanziaria che declina un principio: non c’è sviluppo se non c’è inclusione sociale, se non si espandono contemporaneamente diritti ed opportunità, se non si equiparano le condizioni di partenza nella società tra donne e uomini, se non si investe nel lavoro femminile e giovanile, se non si superano i conservatorismi di un paese gerontocratico. Mi sono impegnata, fin dal mio insediamento, per un ‘Piano d’azione straordinario per l’occupazione femminile’, in linea con gli obiettivi della Strategia di Lisbona per alzare il tasso di attività di donne, giovani ed over 50, ma soprattutto migliorare la qualità del lavoro femminile, sostenere i percorsi di carriera, rafforzare la presenza delle lavoratrici in posizione di vertice, superare la discriminazione retributiva ed accrescere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, dal momento che i carichi familiari sono ancora quasi esclusivamente sulle spalle delle donne. Se in casa non si guadagnano due stipendi, non si fanno figli: non è un caso che l’unica Regione in cui il numero dei bambini torna a nascere è la Lombardia, che registra quasi il 60% delle donne occupate, contro il 26% della Calabria. In Europa, i Paesi con più alti livelli di fecondità sono quelli in cui il tasso d’attività femminile è più alto e maggiore è l’investimento in politiche di conciliazione e nei servizi alla persona. Se la Strategia di Lisbona fissa al 60% il tasso di lavoro femminile da raggiungere entro il 2010, nel 2006 l’Italia si attesta al 46,3%, rispetto ad una media Ue del 57,4%. Ma nel Mezzogiorno, nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni, sono occupate 35 donne su 100, contro 74 su 100 al Nord. L’Istat rileva che le donne del Sud, anche le giovani, in molti casi hanno smesso di cercare lavoro. Per questo, con la Finanziaria 2008 abbiamo confermato l’agevolazione fiscale per l’assunzione di donne nel Mezzogiorno e nelle aree di crisi, già prevista dalla Finanziaria 2007, cioè lo sconto Irap che permette alle imprese di risparmiare 150 euro al mese per ogni lavoratrice assunta. Per quanto riguarda le iniziative imprenditorialidelle donne, dopo aver verificato in un tavolo di confronto con le stesse imprenditrici la necessità di una revisione del quadro normativo di riferimento, la legge 215 del 1992, con il Ministero per lo Sviluppo Economico stiamo realizzando strumenti innovativi, come un fondo pubblico per il microcredito finalizzato alla creazione e al consolidamento di imprese al femminile, visto che al Nord una azienda su quattro è costituita da un talento femminile ed una su cinque al Sud, e che la mortalità delle imprese femminili è il doppio di quelle maschili. Nella manovra ci sono altre misure che, seppure non specificatamente di genere, hanno una particolare ricaduta sulle donne, che con i giovan ihanno una maggiore discontinuità lavorativa ed hanno quindi più necessità di ammortizzatori sociali. Tra queste la riforma del sistema di totalizzazione dei contributi previdenziali, le facilitazioni per il riscatto della laurea, la copertura figurativa dei periodi di non lavoro per i dipendenti con contratti a termine, l’aumento graduale dell’aliquota dei parasubordinati.
Il Disegno di legge finanziaria per il 2008 prevede,tra l'altro, il rifinanziamento del Fondo destinato a promuovere le politiche di pariopportunità. In quale modo saranno investite queste risorse?

Per il 2008 è previsto un Fondo pari a 50 milionidi euro. Nelson Mandela diceva che ‘abbiamo bisogno di sviluppare una nuova cultura politica basata sui diritti umani’. Quella dei diritti umani e civili delle donne nel mondo è la bussola dell’agire del Dicastero che ho l’onore di guidare. Con il 2007, Anno europeo delle PariOpportunità per tutti, abbiamo avviato una serie di azioni contro le discriminazioni di genere e per orientamento sessuale, su base etnica, religiosa e culturale, relative alle disabilità e all’età che agiranno per un periodo temporale superiore ai 12 mesi, sui quattro temi proposti dall’Ue: diritti, rappresentatività, riconoscimento e rispetto. Ecco perché mi sta molto a cuore l’inserimento,nel pacchetto sicurezza recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, di una norma che permette di concedere il permesso di soggiorno per motivi umanitari alle donne extracomunitariea ai loro figli minori quando siano oggetto di violenze in famiglia o corrano pericoli di vita. Non è una novità che sono le violenze domestiche a costituire l’emergenza maggiore, sia per le italiane che per le immigrate. Quella di permettere la regolarizzazione delle straniere che denuncia noi loro sfruttatori è una soluzione che ha funzionato molto bene per sottrarre alla prostituzione molte donne, giunte in Italia per lavorare e poi finite sulla strada, senza documenti e quindi ancora più ricattabili. Questa è una misura che fa parte del più ampio piano d’azione contro le molestie e le violenze che ha altri due obiettivi immediati: l’approvazione, con la Finanziaria, del fondo di 20 milioni di euro per azioni di sensibilizzazione, campagne preventive, potenziamento dei centri antiviolenza, e dell’Osservatorio contro la violenza sessuale; e il via libera, in tempi rapidi, delle norme sullo stalking e l’omofobia.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in occasione del Convegno ‘Noi donne giuriste’, tenutosi qualche giorno fa, ha lanciato un richiamo affinché ci sia maggiore riconoscenza ai talenti e alle qualità professionali femminili. Secondo lei, nonostante la nostra Costituzione vieti esplicitamente qualsiasi discriminazione fondata sul sesso, per quale motivo, la presenza di dirigenti donne nelle aziende italiane - pubbliche e private - è molto più bassa rispetto a quella degli uomini?

La partecipazione femminile e l’investimento sulla leadership delle donne cresce di pari passo con la domanda di cambiamento e innovazione. L’Italia è molto indietro. Ce ne accorgiamo scorrendo i nomi dei vertici delle imprese, l’elenco dei Rettori, le nomine di Enti e Società. O quando affrontiamo i nodi dell’accesso alla politica e alle istituzioni. Tutto questo ci parla di una società immobile, in cui i meccanismi del normale ricambio delle classi dirigenti ad ogni livello sono come inceppati. E allora servono norme e regole transitorie che ci aiutino a ‘sbloccare’ contesti chiusi, tetragoni. Questa è la filosofia delle più recenti leggi sull’uguaglianza in molti paesi d’Europa.Stiamo lavorando a provvedimenti e normecapaci di aprire ai talenti delle donne istituzioni ai vari livelli, nomine negli Enti, nelle Authorities. E’un tema che investe in pieno la politica. Sul mercato, le aziende che chiudono la porta alle donne perdono competitività, mentre le istituzioni che riducono al minimo la partecipazione femminile perdono di rappresentatività.


pubblicato su "RomaGiovani"
novembre 2007

Speciale sicurezza


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Per comunicare con i pubblici difficili
I bambini sono incidentosi più degli adulti, gli adolescenti sono nell’età dell’incoscienza e i giovani in quella della sottovalutazione del pericolo. Dobbiamo rassegnarci? No, anche perché una coscienza sociale, oggi certamente più matura, pretende che per la sicurezza (tutta la sicurezza: a casa, a scuola, sul lavoro, allo stadio, in discoteca, sulla strada) si faccia di più in termini di informazione, di sensibilizzazione, di formazione, di controlli, di normative, di sanzioni ai responsabili. Per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, nell’ultimo anno sono state approvate norme fondamentali per migliorare prevenzione e controlli. Ma non basta. Occorre una cultura che ci renda cittadini attenti alla prevenzione prima ancora che lavoratori e datori di lavoro consapevoli delle esigenze di sicurezza. E per stimolare e radicare questa cultura la comunicazione sociale deve fare scelte coerenti con il pubblico di riferimento: i giovani hanno un proprio linguaggio e spesso non riconoscono (alla lettera) i messaggi confezionati da comunicatori e pubblicitari che, per età e codici linguistici, sono fuori target. Quegli spot “forti e traumatici” sulla dipendenza dalla droga, sull’abuso di alcolici, sulla inosservanza delle norme di sicurezza, aggravano soltanto l’ansia della generazione dei genitori e lasciano quasi indifferenti i giovani; oppure scatenano un perverso spirito emulativo in una fascia d’età nella quale troppo spesso si è convinti di dominare il rischio, qualsiasi rischio. Inoltre quegli spot girano sul medium televisivo, poco amato dai nostri figli che privilegiano invece Internet e la modalità Web 2. Una strada praticabile è quella di chiamare lo stesso pubblico di riferimento a contribuire all’individuazione dei contenuti e delle modalità del messaggio (User Generated Content). Nasce così il manifesto ideato per Inail da Solange Pasquettaz, una ventenne valdostana, che invertendo la logica prevalente e “adulta” del messaggio sulla mancata sicurezza (quattro morti al giorno…, la strage quotidiana…, il bollettino di guerra…) gira il casco simbolo, che diventa una culla, e grida con successo ai suoi coetanei e non solo, che “la sicurezza è vita”!
di Marco Stancati *


* Responsabile della Comunicazione Inail e docente di “Pianicazione dei Media” alla SAPIENZA di Roma

Speciale sicurezza


Speciale sicurezza

L’impegno del governo per fermare le ‘stragi’ sui luoghi di lavoro
Parla Cesare Damiano, Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale
A cura di Cristina Sanna



Ministro Damiano il 25 agosto 2007 è entrata in vigore la legge relativa al ‘riassetto e alla riforma della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro’. Ci potrebbe illustrare qualisono le principali novità introdotte dalla normativa?

La legge 123 rafforza innanzi tuttol’apparato sanzionatorio a carico delle aziendeche non rispettano le regole e, al contrario, introduce benefici per quelle virtuose attraverso la riduzione dei premi assicurativi. La norma relativa alla sospensione delle attività, già oggi vigente nei cantieri dell’edilizia, viene infatti estesa a tutti i settori nei quali si dovesse riscontrare la presenza di più del 20% dei lavoratori in nero. Vengono inoltre aggiunte nuove norme relative alla sospensione delle attività nel caso di superamento dell’orario massimo di lavoro, ed è previsto il carcere a fronte di gravi e reiterate violazioni delle norme di tutela esicurezza. La legge, che contiene alcune parti fondamentali immediatamente applicabili, come il coordinamento delle attività di vigilanza a livello sia territoriale che nazionale e l’avvio dei progetti sperimentali nelle scuole e nei corsi di formazione in materia di prevenzione, arriva dopo diecianni di chiacchiere e rappresenta un risultato splendido, frutto di una collaborazione feconda con il Ministro della Salute Livia Turco, della piena unità della maggioranza e dell’importante consenso dell’opposizione. Dal primo gennaio 2008 partirà inoltre l’assunzione di 300 nuovi ispettori, perché non è accettabile che oggi per4 milioni di imprese ci siano solo 4 mila ispettori del lavoro, ed è per questo che il Governo dal suo insediamento ha portato il totale dei nuovi assunti a oltre 1400.

Quali misure e stanziamenti, contenuti nel disegno di legge finanziaria per il 2008, sono rivolti a contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro?
La Finanziaria 2008 interviene in maniera concreta con uno stanziamento di 50 milioni di euro annui destinatia ll'attuazione della legge sulla sicurezza. La misura rappresenta un risultato fortemente positivo a conferma dell’impegno prioritario del Governo per la tutela della vita, della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori. La legge 123 peraltro già prevedeva 40 milioni e 400 milaeuro destinati sia agli incentivi alle imprese sia all'assunzione degli ispettori del lavoro. I 50 milioni aggiuntivi consentono quindi di realizzare gli obiettivi responsabilmente definiti dall’esecutivo nella delega approvata dal Parlamento ad agosto.
Dal rapporto annuale Inail 2006 emerge che il comparto dei lavoratori atipici (soprattutto per quanto riguarda i lavoratori parasubordinati e i lavoratori interinali), ha registrato - nel 2006 - i maggiori incrementi in termini di infortuni (+19 per cento circa rispetto al 2005 per entrambe le categorie). La situazione è analoga per quanto riguarda l’andamento degli infortuni mortali. In quale modo il governo pensa di intervenire a favore dei lavoratori appartenenti a questa categoria?
L’aspetto davvero innovativo della legge 123 sta proprio nell’estensione della normativa sulla sicurezza a tutte le tipologie di lavoro: subordinato, autonomo e parasubordinato.Quando il testo della delega verrà tradotto in decreti legislativi, le numerose misure alle quali ho fatto cenno in precedenza troveranno piena attuazione per ogni tipologia contrattuale, garantendo inoltre il rispetto dei diritti civili e sociali con particolare attenzione alle differenze di genere e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati. Non si possono fare distinzioni: non esistono lavoratori di serie A e di serie B, soprattutto quando c’è in ballo la sicurezza. E siccome gli atipici e gli stranieri sono di fatto i soggetti più deboli, il Governo sta conducendo una lotta serrata contro il lavoro nero e sta puntando con convinzione su interventi volti a favorire la stabilizzazione.
Dal rapporto annuale Inail 2006 emerge, inoltre, un altro aspetto interessante: il calo infortunistico –rispetto al 2005 - è risultato più consistente in agricoltura (-5,2 per cento) e sostenuto anche nell’industria (-2,2 per cento), mentre nel settore dei servizi si assiste a un lieve incremento (+0,2 per cento). Come interpreta questa inversione di tendenza?
La diminuzione degli infortuni in agricoltura e nell’industria nel 2006 è senza dubbio confortante, così come sono incoraggianti gli ultimi dati sulle morti sul lavoro relativi ai primi 8 mesi del 2007. L’Inail ha infatti rilevato un calo di circa cento decessi rispetto allo stesso periodo del 2006, con gli incidenti mortali che sono passati da 867 a 761, anche se il valore è provvisorio e probabilmente subirà un rialzo. Si tratta di notizie straordinarie perchè si parla della vita e della salute delle persone, ed i risultati importanti raggiunti grazie all'impegno del governo, delle associazioni sindacali e delle imprese. I trend registrati dall’Inail sia nel 2006 che nel 2007 non fanno altro che confermare l’efficacia e l’incisività del rafforzamento dell’attività ispettiva che l’esecutivo ha perseguito sin dal suo insediamento. Confidiamo che le norme varate con la legge 123 e le misure previste in Finanziaria consolidino queste tendenze. Per ciò che riguarda i servizi, il trend degli infortuni dal 2002 a oggi è sostanzialmente costante e il lieve incremento dello 0,2% rilevato dal rapporto Inail è in realtà proporzionalmente inferiore all’aumento dell’occupazione nel settore, con un indice di incidenza che negli ultimi quattro anni è sceso dell’11%. Il fenomeno, a mio avviso, è quindi sotto controllo, ma naturalmente il dato andrà ulteriormente analizzato per capirne cause e circostanze e mettere a punto le conseguenti strategie di prevenzione.
Secondo lei le pratiche tipiche di CSR (Cultura dellaResponsabilità d'Impresa) adottate dalle aziende dietro la spinta delle crescenti attese di natura sociale e ambientale, possono contribuire fattivamente all'evoluzione dell'azienda in termini di prevenzione e di diffusione della cultura sulla sicurezza sul lavoro?
Non ho dubbi sul fatto che la cultura della responsabilità sociale delle aziende si esprima in primo luogo nel rispetto della correttezza nei rapporti con i dipendenti. Non esiste etica d’impresa se non si presta la massima attenzione ai temi della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. E’ fondamentale che passi il messaggio che si può perseguire un profitto congruo anche osservando le regole del gioco. Quando un lavoratore sa che la sua azienda ha a cuore la salute e l’integrità dei suoi dipendenti, si sentirà effettivamente una risorsa e sarà incentivato a fornire una prestazione qualitativamente migliore.
Pubblicato su "RomaGiovani"
ottobre 2007

I giovani, risorsa strategica per il paese

Il punto di vista di Piero Marrazzo, Presidente della Regione Lazio
A cura di Cristina Sanna
L’Istat ha dichiarato nei giorni scorsi che il numero dei disoccupati è in calo mentre aumenta il numero di chi rinuncia a cercare lavoro. Il dato sulle forze lavoro ha quindi due facce: quella positiva del tasso di disoccupazione che scende (al5,7% rispetto al 6,5% registrato nel 2° trimestre2006) e, quella negativa, riferita al numero degli inattivi che sale di 260 mila unità. Nel Lazio il tasso di disoccupazione, al 2° trimestre 2007, si èattestato addirittura al di sotto della media nazionale (5,6%). Come interpreta questo dato?
La tendenza è sicuramente positiva, pure considerando il peso dei cosiddetti lavori “flessibili” rispetto ai quali in passato si è fatta qualche confusione. In generale si può parlare di buon risultato anche perché inserito nella crescita complessiva del Pil regionale, degli investimenti, delle esportazioni e del numero delle imprese. In questo caso il Lazio è secondo solo alla Lombardia ed è primo a livello nazionale nel saldo tra avvio e cessazione delle attività.
Quali sono, quindi, gli strumenti messi in campo dalla Giunta Marrazzo per contrastare il fenomeno della disoccupazione e precarietà nel lavoro giovanile?
Sono ormai noti gli effetti che l’applicazione della Legge 30 ha avuto in questa regione. Invertire questa tendenza è un dovere. Naturalmente creare certezze non è una cosa facile, in particolare a favore di quelle categorie sociali più soggette, di altre, alle numerose forme di pressione. Quello che è certo è che la flessibilità deve essere uno strumento per facilitare l’accesso al mondo del lavoro, ma con l’obiettivo di una stabilizzazione.Una coerente politica nazionale di emersione del lavoro nero e di scoraggiamento del ricorso selvaggio ad una certa “flessibilità” consentirebbe alle istituzioni locali di avere gli strumenti per attuare controlli più severi e puntuali, predisporre interventi specifici per i lavoratori parasubordinati, riconoscere forme di sostegno al reddito, come stiamo facendo con la proposta di legge regionale sul reddito sociale garantito, e infine spingere con forza su una vera politica della formazione, come abbiamo già fatto con l’approvazione della legge sull’apprendistato che ha l’obiettivo di avvicinare il mondo giovanile alle imprese e per la quale abbiamo stanziato, nel 2007, 5 milioni di euro.I n generale, nel nostro bilancio sono previsti 60 milioni di euro in tre anni provenienti da fondi regionali, nazionali ed europei, per favorire la regolarizzazione del precariato ma anche 18 milioni di euro per la stabilizzazione degli Lsu, 37,5 milioni di euro per la l. 236 relativa alla formazione e ricollocazione dei lavoratori delle aziende in crisi.
Dal Rapporto Annuale Inail 2006 emerge che il Lazio si conferma la regione con la frequenza d’infortuni più bassa. Attraverso quali interventi state affrontando il tema della salute e sicurezza sul lavoro?
La Giunta ha già fatto molto in questo campo. Vorrei ricordare che al nostro arrivo abbiamo trovato una spesa per la sicurezza sul lavoro che rappresentava solo il 3% delle risorse del fondo sanitario regionale, mentre la media nazionale è del 5%. Noi abbiamo prontamente invertito questa tendenza e nel triennio 2006-2008 sono stati previsti 14 milioni di euro all’interno del Programma di interventi straordinari per la sicurezza sul Lavoro. Abbiamo inoltre intensificato l’azione di controllo. Proprio lo scorso agosto il Consiglio Regionale ha inoltre approvato la“Legge sulla tutela del lavoro e sul contrasto e l'emersione del lavoro non regolare”. Attraverso la normativa verranno rafforzate le tutele di tutti i lavoratori ed in particolar modo di quelli più esposti alle incertezze della precarietà e del lavoro nero. Previste anche condizioni vincolanti per il rispetto dei requisitidi regolarità e legalità dell'organizzazione del lavoro per le imprese che intendono accedere a finanziamenti nazionali o comunitari o che vogliono partecipare a gare d'appalto regionali. E poi c’è il Piano Pluriennale per le politiche attive del Lavoro 2007-2007 e del Programma operativo del Fondo sociale europeo (POR) che mette a disposizione del Lazio 736 milioni di euro in sette anni per la formazione e lo sviluppo di nuova occupazione.
Secondo lei, nella nostra regione, quali sono i settori occupazionali rivolti ai giovani in cui la domanda è più bassa rispetto all’offerta e, quindi, dove è possibile collocarsi con più facilità?
Certamente nel campo dei servizi alle imprese, del turismo, di una nuova impostazione di fare agricoltura e nel settore delle nuove tecnologie. Ma, come dimostra anche la direzione delle nostre scelte, i giovani devono essere in grado di costruirsi una professionalità, una capacità di rappresentare una risorsa. Dobbiamo operare nella lotta al precariato proprio per evitare che vengano umiliate le professionalità da rapporti contrattuali privi di qualunque valorizzazione delle competenze.
Pubblicato su "RomaGiovani"
ottobre 2007

venerdì 7 dicembre 2007

Il ministro Mussi, riorganizza l'accademia

Il 27 luglio scorso il Ministro dell'Università e della Ricerca, On. Fabio Mussi, ha approvato il decreto riguardante le linee guida per la riprogettazione integrale di tutti i corsi di lauree. Si tratta di un documento che ha dato un’inaspettata accelerazione ai processi di riforma degli Atenei

A cura di Cristina Sanna

On. Mussi ci potrebbe illustrare quali sono gli elementi di novità contenuti nel decreto emanato lo scorso 27luglio e quali saranno le tappe successive per tradurre in pratica gli indirizzi in esso contenuti?
Il decreto punta a riqualificare l’offerta formativa, diminuendo il numero dei corsi di laurea, che è cresciuto in maniera eccessiva almeno in alcuni settori e atenei, e definendo non solo dei "requisiti minimi" (vale a dire, per esempio, che ci sia un certo numero di docenti di ruolo delle materie fondamentali per ogni corso di laurea che viene istituito), ma anche degli indicatori di qualità e degli indirizzi che normalmente dovrebbero essere seguiti nella progettazione. Alle università è garantito un tempo limite di tre anni per il necessario lavoro di revisione e ristrutturazione di tutti i corsi, in modo da coordinare queste operazioni con l’altro decisivo passaggio di riforma, costituito dalla messa in opera dell’ANVUR (l’Agenzia Nazionale per la Valutazione), che analizzerà i risultati e metterà in grado il sistema di orientarsi verso il miglioramento progressivo della qualità della formazione.
Quali strumenti di professionalizzazione, orientamento e formazionepensa di mettere in campo a favore dei giovani perridurre il divario esistente tra università e inserimento nelmercato del lavoro?
Trovare la giusta risposta a questa domanda è una questione decisiva per il nostro paese. Io sono convinto che l’Italia stenti a tenere il passo di altri paesi, a entrare nella società della conoscenza e seguire un solido percorso di sviluppo anche perché nel nostro paese i giovani fanno fatica a entrare nel mondo del lavoro e a portare la loro cultura e il loro entusiasmo all’interno del sistema produttivo.Ma trovare la giusta risposta alla sua domanda non è semplice. In giro ne sento tante, ma sono spesso poco convincenti. Alcune sono francamente sbagliate. Per esempio quella secondo cui igiovani italiani hanno difficoltà a entrare nel mondo del lavoro perché la nostra scuola e la nostra università non li prepara in modo adeguato. Non è così. Il fatto è che il titolo di studio non aiuta i giovani a trovare lavoro. Non come li aiuta in altri paesi, almeno. E se il titolo di studio non aiuta i giovani italiani a entrare nel mondo del lavoro è per unaverità tanto banale quanto dimenticata: il nostro sistema produttivo non domanda – non in quantità sufficiente almeno – lavoro qualificato. Non lo dico io, lo dicono i dati di Unioncamere: la domanda di lavoro qualificato da parte del mondo produttivo è bassa. Più bassa che in altri paesi.
Il 2 agosto è stato siglato, tra lei e il Ministro dell’EconomiaTommaso Padoa-Schioppa, il “Patto per l’Università e la Ricerca”, che stabilisce, tra l’altro, che nel 2008 il 5% del fondo di finanziamento ordinario (Ffo), pari a circa 350 milioni di euro, dovrà essere attribuito agli atenei sulla base di unsistema premiante. L’accordo però affronta un punto delicato:quello di un possibile aumento della contribuzione studentesca. Può dirci qualcosa in merito?
Io e il Ministro Tommaso Padoa-Schioppa abbiamo proposto un patto alle università sulla base di due parole chiave: efficienza e merito. In primo luogo prevediamo di stabilizzare il Fondo ordinario per l’università, che ha una dotazione di circa 7 miliardi di euro, indicizzandolo al costo del personale e all’inflazione, in modo talec he l’università sappia di poter contare su una certa dote. Il 5% delFondo ordinario, pari a circa 350 milioni, potrebbe essere ripartito– ripeto, già dal 2008 – tra le università che ottengono i risultati migliori. In questo modo pensiamo non solo di premiare il merito, ma di stimolare le università a migliorarsi. Abbiamo posto anche dei vincoli alla spesa. L’università che supera il Fondo assegnatole paga pegno. Con una progressiva restrizione del turno-over e, nei casi più gravi, con il commissariamento. In questo quadro le università hanno la possibilità – non l’obbligo – di aumentare le tasse agli studenti fino a coprire un massimo del 25% del Fondo (oggi il limite è del 16%). In pratica il sistema universitario italiano potrà decidere di attingere, attraverso l’aumento delle tasse, a un massimo di circa 700 milioni di euro l'anno. Ma dovranno destinare almeno il 50% di queste entrate ai servizi per gli studenti e al finanziamento delle borse di studio.
On. Mussi, nonostante la frenata alla tendenza di proliferazione delle sedi e dei corsi universitari, nel nostro sistema universitario rimane salda la distinzione tra i percorsi didattici appartenenti alle lauree e quelli relativi alle lauree magistrali (ossia tra le note lauree del nuovo ordinamento e laureedel vecchio ordinamento). Per il mercato del lavoro queste due tipologie formative si equivalgono?
Non ci sono più le lauree del "vecchio ordinamento", ma come in tutti i paesi aderenti al cosiddetto "Bologna process" (una cinquantina,a partire da quelli europei), ci sono le lauree di primo livello e quelle di secondo livello. Per quanto riguarda il mercato del lavoro vale quanto ho detto prima. I giovani laureati italiani trovano maggiori difficoltà a entrarvi rispetto ai giovani laureati in altri paesi non perché è carente l’offerta, ma perché è carente la domanda. Con il decreto sulle "linee guida" si è data una indicazione molto precisa alle Università: occorre rendere più appetibili, comunque, per il mercato del lavoro le lauree di primo livello, provando anche a coinvolgere nella progettazione i soggetti dell’imprenditoriae dei servizi pubblici. Mentre per le lauree magistrali si tratta di puntare a un’alta qualità.
pubblicato su "RomaGiovani"
Settembre 2007

Le misure per i giovani adottate dal governo


Ce ne parla il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Enrico Letta
A cura di Cristina Sanna

Sottosegretario Letta, quali sono i provvedimenti contenuti nella Legge finanziaria per il 2007 rivolti ai giovani e alle politiche di occupazione giovanile?

Nella Finanziaria 2007 il capitolo giovani occupa un rilievo in larga misura inedito. Ci sono milioni di euro di stanziamenti aggiuntivi per il Fondo nazionale per le politiche giovanili, destinati tra l’altro a finanziare le iniziative previste nel Piano nazionale per i giovani, detrazioni fiscali per alleggerire i costi sostenuti dalle famiglie per l’alloggio degli studenti universitari fuori sede, ulteriori detrazioni per l’iscrizione dei ragazzi ad attività sportive. Più in generale, è l’impianto stesso della manovra a muoversi in direzione di un miglioramento del rapporto tra le
generazioni. Basti pensare all’intervento sullo sviluppo più cospicuo della Finanziaria, la riduzione delle tasse sul lavoro, il taglio del famoso ‘cuneo’ fiscale. È una misura che mira a stabilizzare i rapporti del lavoro. In termini più semplici, per le imprese sarà più vantaggioso assumere dipendenti a tempo indeterminato. Di fatto, il provvedimento apre la strada a quella stabilizzazione dell’occupazione di cui soprattutto i giovani hanno avvertito, in questi anni di precarietà, il forte bisogno. Gli effetti della riduzione del cuneo saranno visibili nella loro portata nei prossimi mesi. E i numeri delle nuove assunzioni, ne siamo certi, ci daranno ragione.

Ricordo che in merito all'iniziativa ‘un PC per i Co.Co.Co’, inizialmente il Governo aveva proposto di destinare a questo progetto uno stanziamento complessivo di 20 milioni di euro. Nella finanziaria per il 2007 siete riusciti a stanziarne la metà, con la consapevolezza che il capitolo, così ridotto, riuscirà solo in parte a soddisfare le richieste. Come pensate di intervenire per garantire ai molti Co.Co.Co di poter usufruire del bonus di 200 euro per l'acquisto del PC?

È vero: l’entità dello stanziamento di questa Finanziaria ci ha indotto a concedere solo ai giovani al di sotto dei 25 anni il bonus per l’acquisto del PC. 50 mila Co.Co.Co. e Co.Co.Pro. potranno comunque usufruire di un’agevolazione di 200 euro. Agevolazione che, allargando la platea dei beneficiari, sarebbe stata evidentemente meno sostanziosa. Sappiamo benissimo che i giovani precari in Italia sono molti di più, all’incirca 200.000. Sappiamo anche però che il decreto di attuazione di questo comma della Finanziaria prevede il monitoraggio sull’andamento dell’utilizzo del fondo. Per questo il nostro auspicio è quello di esaurire in tempi rapidi le risorse. In tal modo potremmo prevedere un analogo intervento già nella prossima manovra, aumentandone però lo stanziamento e innalzando così la soglia di età per i giovani precari destinatari dell’iniziativa.

Il giovane collaboratore che intende acquistare il PC usufruendo dell'incentivo, a chi si può rivolgere per ottenere le informazioni necessarie?

Più o meno da metà luglio tutte le informazioni necessarie per usufruire dell’incentivo – compresi i requisiti dei possibili beneficiari – sono on line, sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, perché è proprio al Tesoro che si sta seguendo direttamente l’attuazione di questa misura. In linea poi con le esigenze di trasparenza e di apertura nei confronti dei cittadini è stato attivato un numero verde ad hoc, da contattare per tutte le delucidazioni necessarie. Anche quello è segnalato sul sito del Tesoro.

On. Letta, lo scorso 10 luglio ha presieduto l'incontro dal tema ‘le misure del governo per i giovani’ tenutosi tra il Governo e le diverse associazioni giovanili, che ha visto, tra l'altro, la partecipazione del Ministro all'Economia Padoa- Schioppa e del Ministro per le Politiche Giovanili, Giovanna Melandri. In tale sede sono stati illustrati gli interventi previsti nel Dpef, relativamente alla parte riguardante i giovani e di prossima attuazione nella legge finanziaria per il 2008.
Ci potrebbe illustrare concretamente a cosa si riferiscono? E per quanto riguarda la riforma previdenziale, quali sono le prospettive di riforma in discussione al tavolo del governo nei confronti dei giovani?

L’accordo sulla riforma del sistema previdenziale che proprio in questi giorni abbiamo finalmente raggiunto con i sindacati rappresenta forse la più importante intesa degli ultimi anni. Si tratta di un compromesso al rialzo che parla non solo ai pensionati o a quanti si aggiungono ad andare in pensione. Ma anche, e forse soprattutto, ai giovani. Parla, in definitiva, a tutto il Paese. Per comprendere perché bisogna guardare all’accordo nel suo complesso. Il disegno è riformista ma con una forte attenzione sociale. La totalizzazione dei contributi previdenziali, ad esempio, va incontro proprio alle necessità di quei giovani – oggi la maggioranza – che hanno un percorso lavorativo frammentato e saltuario. Allo stesso modo, per chi studia il riscatto della laurea ai fini previdenziali sarà domani, una volta entrata in vigore la riforma, ben più agevole ed economico di quanto non lo sia oggi. Più in generale, per tornare all’incontro che abbiamo avuto a Palazzo Chigi con numerose associazioni giovanili, credo che il risultato più importante stia proprio nel metodo. Per la prima volta i giovani sono chiamati direttamente a interloquire con il governo.
Gli abbiamo proposto, di fatto, di partecipare alla concertazione in pianta stabile. E l’accordo sulla riforma previdenziale dimostra chiaramente che solo la concertazione – vale a dire, il confronto serrato e costruttivo, ancorché lungo e faticoso – può condurre a traguardi altrimenti irraggiungibili. I giovani non hanno bisogno di interventi calati dall’alto o di atteggiamenti paternalistici. Hanno bisogno – e vogliono – partecipare direttamente alla costruzione delle politiche che li riguardano. E a mio avviso hanno ragione.
pubblicato su "RomaGiovani"
luglio 2007

Le dimissioni in bianco

Approvata alla Camera dei Deputati la proposta di legge sulla risoluzione dei contratti di lavoro per dimissioni volontarie. L'On.le Titti Di Salvo, membro della Commissione Lavoro della Camera, ha raggiunto Roma Giovani per illustrarne i contenuti.
A cura di Cristina Sanna

La Camera dei Deputati, nella seduta del 5 luglio scorso, ha dato parere favorevole alla proposta di legge recante disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie. Il provvedimento è teso a stroncare un fenomeno legato al rilascio forzato delle dimissioni in bianco contestualmente alla sottoscrizione di un nuovo contratto di lavoro. La firma, così apposta in un foglio in bianco, viene poi fatta valere, dal datore di lavoro nei confronti del prestatore d’opera, come una vera e propria richiesta di dimissioni, per esempio, al momento della notizia della maternità. Secondo "il dossier ACLI 2003", ciò si è verificato per il 25% dei casi di richiesta di emissione di false dimissioni. Ma non è un fatto esclusivo legato alle donne: la pretesa delle dimissioni in bianco viene utilizzata anche al fine di sgravare l'impresa dal pagamento dei periodi di assenza dal lavoro in caso di infortunio o malattia.

On.le Di Salvo, secondo i dati forniti dagli uffici vertenza della CGIL, ogni anno circa 1.800 donne chiedono assistenza legale per estorsione di finte dimissioni volontarie. Purtroppo si contano in poche decine i casi in cui è possibile accertare la nullità dell'atto. Quale meccanismo introduce la proposta di legge in questione per arrestare questo fenomeno?

Premetto che per le modalità con cui avviene il licenziamento mascherato, mi è molto complicato avere una mappa precisa. Di certo la sua diffusione è al di sopra di ogni pessimistica previsione. La legge prevede che le dimissioni volontarie, per essere valide, devono essere sottoscritte su un apposito modulo che avrà una numerazione progressiva (un codice alfanumerico progressivo di identificazione), una validità massima di 15 giorni dalla data di emissione e tutte le informazioni, da compilare a cura del firmatario, relative alla identificazione del lavoratore e del datore di lavoro. I moduli saranno realizzati secondo direttive definite dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale e dal Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione è saranno resi disponibili, gratuitamente, tramite le organizzazioni sindacali dei lavoratori e i patronati, ma anche attraverso il sito internet del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, secondo modalità che garantiscono la titolarità del richiedente, la riservatezza dei dati personali, nonché la data di rilascio ai fini del rispetto del termine di validità.
In modo dunque molto semplice, ma efficacissimo, si rende impossibile conservare in un cassetto pronto all’uso una lettera di finte dimissioni volontarie cui apporre successivamente una data.

La proposta di legge sulla risoluzione dei contratti di lavoro per dimissioni volontarie del lavoratore fu presentata alla Ia e IIa Commissione Permanente lo scorso agosto 2006. Dopo quasi un anno ha ottenuto il placet dalla Camera ed è già stata trasmessa, per la sua approvazione, al Senato. Che tempi si stimano per la sua definitiva entrata in vigore?

Mi auspico entro l’anno corrente. Adesso si attende, appunto, l’approvazione da parte dell’altro ramo del Parlamento.

A quale tipologia di contratti di lavoro è riferito il provvedimento?

La legge è riferita a tutti i contratti inerenti i rapporti di lavoro subordinato, indipendentemente dalle caratteristiche e dalla durata, oltre che i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i contratti a progetto, i contratti di natura occasionale e, infine i contratti di lavoro instaurati dalle cooperative con i propri soci e quelli di associazione in partecipazione, qualora l'associato fornisca prestazioni lavorative e percepisca compensi qualificati come redditi da lavoro autonomo.

E' noto che le dimissioni in bianco vengono richieste soprattutto alle donne lavoratrici. L'entrata in vigore della legge potrebbe limitare l'offerta di lavoro per le donne?

Non penso proprio. Se così fosse, vorrebbe dire che per lavorare è necessario accettare qualunque abuso di potere. Peraltro si tratta di una forma di concorrenza sleale perpetrata da aziende scorrette nei confronti di altre aziende.
Questo provvedimento, seppur rivolto in generale al mondo del lavoro, ha particolari valenze antidiscriminatorie a favore di diritti riconosciuti a livello europeo come la maternità e la garanzia della conservazione del posto di lavoro a fronte di malattie e infortuni.
Ipotizzando una classifica, in quale posizione si colloca il nostro paese, rispetto alle altre nazioni europee, per la promozione di politiche antidiscriminatorie nel mercato del lavoro?
L’Italia si colloca in una posizione talmente bassa da rendere quasi impossibile un qualsiasi confronto con gli altri paesi europei.

pubblicato su "RomaGiovani"
Luglio 2007

Formazione: un unvestimento per il tuo futuro

Intervista all'Assessore dell'Istruzione,
Diritto allo Studio e Formazione della Regione Lazio, Silvia Costa

A cura di Cristina Sanna


Assessore, la Regione Lazio ha rivolto particolare attenzione ai giovani e alla loro formazione. Ci potrebbe illustrare quali sono le iniziative più salienti messe in atto dal suo Assessorato?

Proprio in questi giorni la Giunta regionale ha approvato il Piano per i percorsi triennali professionali sperimentali, stanziando a favore un fondo di oltre 43 milioni di euro. L'obiettivo è quello di ridurre il livello di dispersione scolastica, oltre che raggiungere un livello più alto di qualità nell'ambito della formazione. E' stato quindi pensato di rafforzare questo tipo di esperienza, che si è rivelata, negli anni precedenti, estremamente positiva nella nostra regione e non solo. Mi riferisco, appunto, ai percorsi professionali sperimentali rivolti ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni che abbandonano la scuola media, o i primi anni delle superiori, o che sono a rischio di dispersione.
I programmi di formazione vengono quindi concordati tra le Regioni, con il Ministero dell'Istruzione e il Ministero del Lavoro, e consentono ai ragazzi di seguire corsi condivisi dalla scuola e di ottenere, in questo modo, una qualifica professionale riconosciuta a livello nazionale.
In questi anni, nel Lazio, hanno usufruito di questa iniziativa oltre 7600 ragazzi, 2800 dei quali hanno ottenuto una qualifica professionale e quasi la metà è rientrata nel percorso scolastico superiore. La domanda di accesso è in forte espansione, a dimostrazione del notevole interesse per questi percorsi formativi, che indirizzano i giovani verso una professione o li aiutano a rientrare nelle scuole a proseguire gli studi. Nel Lazio, con presenza di indici di dispersione scolastica pari al 15%, stimiamo che l'attivazione dei percorsi triennali avrà un impatto positivo sull'abbandono e sulla dispersione intorno al 2,1%.

A febbraio avete, tra l'altro, avviato l'esperienza - ancora in corso - "dei poli formativi per l'istruzione e la formazione tecnica superiore" destinata ai giovani tra i 18 e i 29 anni.
Quali sono i settori principali coinvolti in questo tipo di percorso formativo?

Aerospaziale, Ambiente ed energia, Beni e attività culturali, Chimico farmaceutico, Cinema ed audiovisivo, Ict, Logistica, Nautica, Manutenzione, Grafica editoriale, Turismo integrato e infine il settore dell'agroindustria e dell'agroalimentare.
Il progetto consiste preliminarmente nella individuazione di soggetti (istituzioni scolastiche di secondo grado, enti di formazione, centri di ricerca, università ed imprese) ai quali affidare sulla base di una programmazione pluriennale e con obiettivi di eccellenza, la realizzazione di percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore in tali settori.
I 12 poli individuati, tra le 73 candidature ricevute, sono interprovinciali, come la nautica, mentre gli altri vedono coinvolte le singole province con particolare presenza in quella di Roma.
I percorsi formativi per l'istruzione e la formazione tecnica superiore comprendono un massimo di 2.400 ore formative, di cui il 30% di queste viene svolta direttamente nei luoghi di lavoro, in Italia o all'estero, attraverso stage o tirocini formativi. Ai partecipanti idonei viene, poi, rilasciato un attestato professionale che certifica le conoscenze e le competenze acquisite, oltre che una dichiarazione sul riconoscimento dei crediti formativi per il reingresso all'Università.

Lo scorso 2 luglio sono scaduti i termini di partecipazione al bando in favore dell'occupazione -giunto ormai alla sua seconda edizione - che consentirà a 700 neolaureati di svolgere stage e tirocini formativi retribuiti per circa 700 euro al mese. Una iniziativa vincente che prevede, inoltre, agevolazioni per le aziende che assumeranno i neolaureati al termine degli stage. Pensate, nel prossimo futuro, di lanciare altre iniziative rivolte ai neolaureati sui temi del placement e del graduate recruiting?

Nel Lazio abbiamo un dato molto interessante e riguarda appunto il numero dei laureati che supera quasi il 10% rispetto alla media nazionale. Allo stesso tempo ci sono però anche delle criticità e mi riferisco al conseguimento delle cosiddette "lauree deboli" e al fatto che non si conseguono abbastanza lauree scientifiche. Inoltre, a questo, si aggiungono tutta una serie di difficoltà che i ragazzi neolaureati incontrano nel momento in cui cercano di introdursi nel mercato del lavoro per formarsi un curriculum professionale.
Per questo motivo è stato realizzato un bando per l'assegnazione di borse-lavoro rivolte ai neolaureati nelle materie scientifiche, e pensiamo nel prossimo anno di estenderlo anche ad altri indirizzi di laurea, per consentire loro di usufruire di stage retribuiti con l'obiettivo di ridurre queste difficoltà. Questa iniziativa prevede inoltre l'assegnazione di incentivi alle imprese per trasformare lo stage in un vero e proprio contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Ma la grande novità, che sarà operativa da settembre sul nostro territorio regionale, riguarda l'avvio di forme di apprendistato sia professionalizzante e sia in alta formazione, volte a favorire l'acquisizione di competenze professionali, di diplomi o di percorsi di alta formazione. Ciò permetterà ai giovani di andare oltre il semplice stage formativo e di ottenere, quindi, un vero e proprio contratto di lavoro. Siamo la prima regione in Italia che ha previsto, in favore dell'apprendistato, un incentivo alle imprese molto alto per sostenerle a trasformare il contratto di apprendistato in un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il meccanismo adottato è di tipo progressivo, ovvero prima l'impresa trasforma il contratto e tanto più alto sarà l'incentivo.
Questo è stato pensato per scoraggiare il prolungamento dell'apprendistato.

Quale consiglio vuole dare ai giovani per superare le attuali problematiche presenti nel mercato del lavoro?

Mi piacerebbe intanto poter ricevere dai giovani un riscontro sui servizi formativi messi a loro disposizione, ovvero che anche loro si rendano parte attiva. Solo in questo modo possiamo migliorare l'offerta formativa per renderla sempre più rispondente alle loro esigenze. Penso che questo tipo di confronto sia un punto di partenza molto importante. Un secondo consiglio che vorrei dare ai giovani è quello di informarsi sulla vasta gamma formativa e sulle opportunità e agevolazioni a loro dedicate al fine di sfruttarle al meglio, sulla base delle loro attitudini e aspirazioni professionali. Infine, ma non in ultimo, i giovani devono investire nella conoscenza di almeno una lingua straniera. Questo aspetto è fondamentale per diventare competitivi nel mercato del lavoro.

Tutte le informazioni relative ai programmi di orientamento e formazione della Regione Lazio sono disponibili sul sito www.sirio.regione.lazio.it.

pubblicato su "RomaGiovani"
luglio 2007

venerdì 30 novembre 2007

Servizio civile, un anno da non perdere

Intervista a Diego Cipriani, Direttore Generale dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile
A cura di Cristina Sanna

Il Ministero per la Solidarietà Sociale e la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio Nazionale per il Servizio Civile - hanno avviato le procedure per la partecipazione alla selezione di 38.922 volontari da impiegare nei progetti di servizio civile nazionale in Italia e all'estero.Il Dott. Diego Cipriani, Direttore Generale dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, ha incontrato la redazione di "Roma giovani" per illustrare le opportunità offerte dal Servizio Civile Nazionale, rivolte ai ragazzi e ragazze dai diciotto ai ventotto anni.
Dott. Cipriani, ci potrebbe illustrare quali sono gli aspetti più significativi che qualificano questa iniziativa come una importante opportunità di lavoro per i giovani?
Questa iniziativa è caratterizzata dalla pubblicazione di un bando nazionale di competenza dell’Ufficio Nazionale e di bandi di competenza regionale. Ciò rappresenta una grande novità rispetto al passato. Per la prima volta, infatti, le regioni hanno assunto delle competenze che prima erano proprie dell’Ufficio nazionale. Le regioni hanno direttamente valutato i progetti presentati dagli enti iscritti agli albi regionali al fine di poter stilare delle graduatorie, sulla base delle quali, sono stati poi predisposti i bandi regionali. All'Ufficio Nazionale è rimasto, invece, il compito di valutare i progetti degli enti a livello nazionale. Oltre a questa importante novità, mi preme evidenziare un altro aspetto positivo: la qualità dei progetti ammessi in graduatoria. Questa considerazione nasce dal fatto che mentre l'anno scorso un progetto rientrava nella graduatoria del bando con un punteggio pari a 49 su 100, quest'anno sono stati ammessi in graduatoria solo quei progetti che hanno realizzato un punteggio di 51 su 80. La premessa a tutto ciò è che non tutti i progetti valutati, vengono ammessi in graduatoria.Infatti, le risorse economiche disponibili solitamente non consentono di finanziare tutti i progetti presentati e, per questo motivo, è necessario introdurre il criterio selettivo della graduatoria. Considerate che nel 2006 sono stati presentati progetti per 120 mila volontari e valutati positivamente solo i due terzi, pari a circa 90 mila posti.
Quali sono i progetti più rilevanti nell'ambito dei quali saranno inseriti i volontari?
Non possiamo parlare di una rilevanza maggiore o minore di un progetto rispetto ad un altro. Posso però dire che il 53,5% dei progetti inseriti nel recente bando riguardano il settore dell'assistenza, il 27,5% riguardano il settore dell'educazione e promozione culturale, il 12,5% il settore del patrimonio artistico e culturale; il 3,5% l'ambiente; l'1,5% la protezione civile. Infine, l'1,5% è dedicato all'estero: abbiamo progetti per 543 volontari destinati all'estero. Dai dati emerge dunque un aspetto rilevante: la metà dei progetti del servizio civile è dedicata al settore assistenziale.
Quali prospettive occupazionali future potranno avere - nello stesso ambito - i volontari, una volta ultimati i dodici mesi di servizio civile?
Il servizio civile non è un lavoro ma può essere considerato come un importante periodo di formazione utile ai fini lavorativi. Esso fornisce ai giovani la possibilità di acquisire competenze e professionalità necessarie a introdursi nel mercato del lavoro.Non è però infrequente l'esperienza di alcuni giovani del servizio civile che sono stati assunti dagli enti presso i quali hanno svolto la loro attività di volontariato. Questa opportunità si è verificata soprattutto all'interno di enti di natura privata che operano nell'ambito assistenziale.Questa, ovviamente, non è una assicurazione che può essere data a tutti: se così fosse si sarebbe già dissolta la piaga della disoccupazione giovanile. Per coloro che scelgono di fare un'esperienza qualificata e significativa ci sono comunque buone possibilità che l'ente richiami il giovane per offrigli una proposta di lavoro.Il collegamento quindi con il mondo del lavoro è determinato dal fatto che attraverso il servizio civile si possono acquisire capacità e professionalità da spendere nel mercato del lavoro. La scadenza per presentare le domande di partecipazione al bando di concorso è prevista per il prossimo 12 luglio.
Ci potrebbe anticipare se nel prossimo futuro intendete avviare altre campagne di reclutamento?
Il bando ordinario è unico, però, l'anno scorso, poiché le risorse economiche non erano adeguate a finanziare tutti i progetti, il governo ha stanziato - in una fase successiva - ulteriori 30 milioni di euro. Questo ha consentito di emanare un secondo bando. Allo stesso modo, come noi ci auspichiamo che accada, se ci saranno nuovi finanziamenti per il 2007 sarà possibile procedere con un nuovo bando, immagino da pubblicare nel prossimo autunno. Posso però anticiparvi che è già in programma un bando straordinario per la provincia di Napoli, in risposta all’invito avanzato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e dal Presidente del Consiglio, Romano Prodi.
Nelle precedenti campagne di reclutamento qualè stato il livello di adesione? Come hanno risposto le donne?
Il 70% dei volontari è donna. C'è una predominanza di partecipazione femminile dopo anni in cui il servizio civile era riservato solo agli uomini, in quanto obiettori di coscienza.I ragazzi rispondono molto bene, soprattutto al centro-sud, dove le domande di adesione superano i posti disponibili. Per questo motivo riteniamo che siano più fortunati i ragazzi del nord e quindi, di conseguenza, le selezioni sono più difficili da superare per i ragazzi del sud.In ogni caso posso affermare che il grado di adesione da parte dei giovani italiani è molto alto.
Quale messaggio trasmettere ai giovani che si apprestano a presentare domanda di partecipazione al concorso?
Proprio in questi giorni è stato lanciato sulle reti Rai il nuovo spot tv (tra l'altro disponibile anche nel nostro sito www.serviziocivile.it) che propone il seguente slogan: "servizio civile: un anno da non perdere".Mi sembra che sia questo l'invito che si può fare ai giovani, ovvero di non perdere l'opportunità e l'occasione di fare questa esperienza.Le motivazioni sono principalmente due, una di tipo personale e l'altra di carattere sociale.Per quanto riguarda la prima, lo abbiamo già detto, il servizio civile consente di acquisire a livello personale professionalità e competenze. Per quanto riguarda la seconda, il vantaggio è della comunità, della nostra nazione, perchè con il servizio civile si realizza una grande opportunità per essere utile agli altri.
Roma, giugno 2007
Cristina Sanna
per RomaGiovani