venerdì 7 marzo 2008

8 marzo 2008: Centenario della Giornata Internazionale della donna

Esattamente un secolo fa le operaie di un'industria tessile americana, in sciopero per denunciare le proprie terribili condizioni di lavoro, vennero chiuse nella fabbrica dal proprietario per impedire manifestazioni esterne. Scoppiò un incendio e le donne rimasero imprigionate dalle fiamme. Nel rogo morirono 129 operaie.
A partire da quel drammatico episodio, con il diffondersi delle iniziative che vedevano come protagoniste le rivendicazioni femminili, l'8 marzo assunse una un'importanza mondiale come giornata di lotta internazionale a favore delle donne, ma soprattutto quella giornata rappresentò il punto di partenza del loro riscatto.

Da allora il cammino verso le pari opportunità è stato sempre più al centro del dibattito sociale, politico e istituzionale, dove si è raggiunta la consapevolezza che promuovere le pari opportunità è prima di tutto un dovere civico, oltre che morale. Sostenere i diritti delle donne, non significa agire su una questione o una condizione particolare - la specificità femminile, bensì riguarda un aspetto centrale della democrazia, contraria a qualsiasi forma di discriminazione.
E' risaputo come, nella nostra società, le donne ancora fanno fatica ad affermarsi nelle alte cariche pubbliche (politiche e istituzionali) e soffrono di una discriminazione di tipo retributiva - in particolare nel settore privato - rispetto ai loro colleghi maschi.

Maurizio Ferrera, nell'articolo pubblicato qualche mese fa sul Corriere della Sera, in merito al dibattito "sul sorpasso spagnolo", ha fatto notare come il tasso di occupazione femminile in Spagna, ha superato quello italiano di circa 7 punti in percentuale. A questa fotografia si sommano i dati emersi dalla ricerca condotta dall'Osservatorio sul cambiamento delle amministrazioni pubbliche della SDA Bocconi, dove appare con chiarezza, una scarsa presenza femminile tra le cariche dirigenziali nel comparto della Pubblica Amministrazione.

In un momento di accese discussioni sull’incentivazione della partecipazione delle donne alla vita politica, economica e istituzionale, emerge, dunque, la necessità di un cambiamento di rotta anche nel settore pubblico.

La Ministra per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, ha emesso, lo scorso maggio 2007, una direttiva volta ad attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne, riservando una parte del provvedimento proprio alla dirigenza. Lo scopo è quello di favorire il riequilibrio della presenza femminile nelle attività e nelle posizioni gerarchiche, qualora sussista un divario fra generi, oltre che sensibilizzare l'opinione pubblica e gli stessi vertici degli enti.

Ben vengano dunque questo tipo di interventi quando ancora, nella società contemporanea, i pregiudizi culturali, probabilmente derivanti da una sorta di "sensazione oscura degli uomini" così come veniva intesa dal filosofo Jhon Stuart Mill, permangono e bloccano la partecipazione delle donne nei settori strategici della società.

Mill sosteneva l'esistenza di una sorta di paura generale da parte degli uomini, sul fatto che la presenza femminile nella vita pubblica avrebbe modificato i rapporti nella sfera privata e quindi, nell'ambito del ruolo tradizionale esercitato dalla donna nella famiglia.

Le donne, nel corso di questo percorso iniziato 100 anni fa, hanno invece dimostrato di essere capaci di rivestire contemporaneamente con efficienza, professionalità, passione e amore, entrambi i ruoli. Una specificità femminile, dunque, che non deve essere concepita quale sinonimo di inferiorità, come spesso è accaduto nella storia sin dai tempi di Aristotele, bensì come una peculiarità positiva di cui solo le donne sono portatrici e per la quale tutti noi dobbiamo impegnarci a promuovere e valorizzare.

Cristina Sanna