sabato 24 maggio 2008

L'esordio del nuovo governo


Una rottura col passato: è questo il segnale politico lanciato dal Premier Silvio Berlusconi in occasione del terzo Consiglio dei Ministri riunitosi, simbolicamente, nella città di Napoli. Tre i provvedimenti approvati: il pacchetto normativo in materia di emigrazione e sicurezza pubblica, diminuzione del carico fiscale, emergenza rifiuti in Campania. Così Silvio Berlusconi invia al paese un messaggio molto chiaro e concreto: lo Stato è tornato.
Un preciso cambiamento, dunque, nello stile, nell'approccio e nel modo di rivolgersi all'opinione pubblica. Un completo rovesciamento di quel modus operandi che la classe politica del governo Prodi ci aveva abituati, caratterizzata da polemiche intestinali, minacce mastelliane, tira e molla, spesso mediati attraverso riunioni plenarie - i famosi conclave - messe in atto ogni qualvolta si avvertiva una crisi di governo fin troppe volte annunciata.
Il governo Prodi entra in carica il 17 maggio 2006. Il 2 giugno tutti i quotidiani nazionali riportano il monito di Padoa-Schioppa sul rigore alla spesa. Scattano immediatamente gli aumenti delle addizionali Irpef e Irap per le sei Regioni che hanno sfondato i parametri della spesa sanitaria e viene emanata una direttiva per frenare le uscite dei Ministeri. Ma intanto questi lievitano nel numero grazie agli spacchettamenti e, con essi, la casta politica. Un mese dopo (4 luglio 2006) viene deliberata la prima lenzuolata su liberalizzazioni e fisco, firmata da Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco. Poi (29 luglio 2006) il Parlamento vara l’indulto giudicato dagli italiani un errore capitale. Nel frattempo, il ministro dell’Economia mette a punto una Finanziaria da 30 miliardi e, invece di tagliare la spesa, ne aumenta il carico fiscale per finanziarla e per attuare la redistribuzione delle tasse. Insomma, sin dalle prime mosse il governo Prodi lancia segnali di incapacità, incoerenza, precarietà e nel giro di pochi mesi perde rapidamente consenso sviluppando, tra i suoi elettori, un manifesto cinismo verso i rappresentanti politici. Nasce l'antipolitica.
Il governo Berlusconi entra in carica l’8 maggio 2008 riportando una vittoria netta alla Camera e al Senato, quest'ultimo punto debole del governo Prodi. L'esito elettorale è il primo indicatore positivo di cambiamento. Riduce i ministeri a 12, nomina i sottosegretari (37), ma non i vice ministri. 13 giorni dopo si riunisce a Napoli mettendo subito mano ai problemi più urgenti del Paese. Insieme ai provvedimenti sulla sicurezza e sull'immigrazione, vara un pacchetto di sconti fiscali (taglio dell’Ici e sgravi sugli straordinari in busta paga) che viene coperto con un taglio di 4 miliardi di euro sulle spese. Giulio Tremonti annuncia un anticipo della manovra e un piano di sostenibilità dei conti pubblici pari a 30 miliardi in 3 anni. Sull’emergenza rifiuti a Napoli interviene per decreto e affida alla vigilanza delle forze armate sulle discariche e alla regia di Guido Bertolaso la soluzione del problema. Le prime decisioni del governo sono coerenti con il programma presentato in campagna elettorale e incontrano il favore anche dell'opposizione. Si respira un nuovo clima di fiducia. L'esordio, quindi, non poteva essere migliore, quello più auspicabile e auspicato, in un momento in cui, mai come ora si avverte l'esigenza di ricevere dalla classe politica dirigente risposte immediate e concrete alla soluzione dei problemi più contingenti. Una nuova leadership capace di risollevare un paese oramai alla deriva, con scelte e azioni coraggiose che fino ad oggi, solo i grandi uomini, quei grandi statisti del passato, avevano dimostrato di essere in grado di intraprendere.

Cristina Sanna

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