giovedì 5 maggio 2011

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Cari tutti,

confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di informazione per ri-affermare i diritti costituzionalmente garantiti . Il dramma è che sembra la maggior parte della popolazione non sia consapevole di quanto sta avvenendo.
Quello che Vi riporto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo intervenire al programma RADIO RAI (concordato da due settimane) per parlare del referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le implicazioni giuridiche.
Ma una circolare interna RAI - arrivata  alle 8 di ieri mattina - ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento fino a giugno, quindi il programma è saltato, e il mio intervento pure.

Questo è un piccolo esempio delle modalità con cui "il servizio pubblico" viene messo a tacere e di come si boicotti pesantemente la possibilità dei cittadini di essere informati e di intervenire (secondo gli strumenti garantiti dalla Costituzione) nella gestione della res publica. Di fronte a questa ennesima manifestazione di un potere esecutivo assoluto che calpesta non solo quotidianamente le altre istituzioni, ma anche il popolo italiano di cui invece si fregia di esser voce ed espressione, occorre riappropriarci della nostra voce prima di perderla definitivamente.

Vi ricordo che il referendum è valido se viene raggiunto il quorum, e pertanto, è  necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone. Diffondi il verbo.. e passaparola!
Mariani Daniela


giovedì 21 aprile 2011

Amato: meglio le quote colte delle quote rosa.

Meglio le quote colte delle quote rosa È uno dei passaggi dell’intervista di Giuliano Amato, presidente dell’Enciclopedia Italiana Treccani, rilasciata a Myrta Merlino per Effetto Domino che andrà in onda, questa sera, giovedì 21 aprile 2011, su La7.

Secondo il professore, fino a quando la classe politica faceva parte del ceto culturale era diverso (…). Ora si è creata una certa distanza dalla cultura, quindi – conclude Amato –servirebbero non le quote rosa, ma le quote colte.

Sebbene l’ex Presidente del Consiglio ammetta l’esistenza di una democrazia malata, vorrei fargli osservare che l’introduzione delle quote rosa potrebbe rappresentare per il nostro Paese, l’unico strumento obiettivo e trasparente, in grado di favorire l’ingresso delle donne nei ruoli chiave della società. La spiegazione è abbastanza semplice e deriva dal fatto che le quote rosa si fondano su indicatori standard che contemplano solo due variabili, uomini/donne; mentre, al contrario, le “quote colte” sarebbero comunque oggetto di scelte discrezionali, in quanto svincolate da parametri standard di valutazione, ma agganciate ai soliti meccanismi clientelari tipici della nostra società italiana e della classe politica.
Quello che, dunque, ci dovrebbe spiegare il prof. Amato è quale organismo e attraverso quali criteri di valutazione misurare il grado di conoscenza necessario per far parte della classe politica? Forse il possesso di una laurea sarebbe sufficiente? Ma come stabilire l’attendibilità di una laurea soprattutto oggi che sono molti i politici che dichiarano di esserne in possesso e, nonostante piovano le continue smentite, rimangono lì, agganciati alle loro poltrone? L’esempio recente del copygate che ha coinvolto il ministro della Difesa tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg costretto a rassegnare le dimissioni per aver copiato la tesi del dottorato, non ha di certo scosso la coscienza dei nostri politici. Inoltre, come è possibile parlare di quote colte in un Paese insensibile alla ricerca e al lavoro intellettuale?

Caro Prof. Amato, sebbene non sia mai stata una grande sostenitrice delle quote, sono consapevole che l’introduzione di tale meccanismo potrebbe creare un circolo virtuoso sviluppando un tasso di domanda talmente alto tanto da superare l’offerta “clientelare” presente oggi sul “mercato”. Ciò consentirebbe l’ingresso nelle posizioni chiave delle società non solo delle donne, ma anche di quelle figure maschili meritevoli, fino adesso escluse da tali opportunità perché non agganciate a nessun filone clientelare. Forse è questa l’unica strada da percorrere per cercare di annientare un sistema che vive di cooptazione e che si autoalimenta, in cui la meritocrazia è solo uno slogan: aumentare la domanda per superare l’offerta “ad personam”; soddisfare la quota residua di domanda attraverso profili professionali colti, meritevoli, eccellenti di uomini e donne. Sono convinta che prima o poi qualcosa cambierà.

venerdì 8 aprile 2011

Sei gradi di separazione, una riflessione sull’opportunità di crescita nella sfera professionale

Partire dal presupposto che nella vita non bisogna mai dare niente per scontato è sempre stato il mio punto fermo. Tutto quello che ho fatto, le varie esperienze maturate, significative e non, hanno rappresentato gli ingredienti essenziali della mia valigia culturale che mi hanno accompagnato, e mi accompagnano ancora oggi, nella crescita personale e professionale. Questo per dire che nella vita nulla è impossibile: è sufficiente una buona dose di caparbietà e ottime capacità nel saper sfruttare le esperienze acquisite per raggiungere nuovi obiettivi. Se poi siamo abili a mettere in relazione i nostri strumenti con la rete sociale, il gioco è fatto. Perché è proprio la rete sociale a sollecitare le opportunità che la vita ci propone. È grazie alla rete che la strada da percorrere per raggiungere la meta improvvisamente si accorcia.
L’idea non è nuova, ma riprende a pieno titolo la teoria "SEI GRADI DI SEPARAZIONE" elaborata dal sociologo Stanley Milgram  (’67), secondo la quale all’interno della società, per quanto immensamente grande, possiamo muoverci velocemente seguendo i contatti sociali fra una persona e l’altra. La società è una rete composta da miliardi e miliardi di persone (i nodi) dove la distanza tra un nodo e l’altro non è superiore a sei link. Per essere connessi con il resto del mondo basta pochissimo, poco più di un contatto sociale per ogni individuo. E poiché tutti, tendenzialmente, conosciamo ben più di una persona, vuol dire che facciamo parte di una rete gigantesca che chiamiamo Società. La teoria di Milgram sostiene che non siamo tutti connessi, ma che comunque viviamo in un mondo dove per connettersi bastano poche strette di mano. Viviamo cioè in un mondo piccolo. Il nostro mondo piccolo è la nostra società, una ragnatela molto fitta. Questo per dirvi, e con questo concludo, che per arrivare alla meta, per affermarsi nel mercato del lavoro, è necessario fare rete, scalare tutti i 6 link che ci separano dal nostro traguardo. Io sono arrivata a metà strada, al mio terzo link. E voi?

Martin Luther King diceva «cercate ardentemente di scoprire a cosa siete chiamati, e poi mettetevi a farlo appassionatamente. Questo limpido sguardo in avanti, verso la realizzazione di sé, è la lunghezza della vita umana»

giovedì 17 marzo 2011

Quote rosa nei CdA, selezionati più di mille profili per guidare le imprese

La Fondazione Bellisario e la Professional Women Association hanno raccolto più di mille nomi accompagnati da curricula ineccepibili. Si tratta di profili professionali di tutto rispetto in attesa che la Legge sulle quote rosa nei CdA raggiunga il suo traguardo.   La legge - fortemente voluta da Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario, e da Alessia Mosca -   prevede che dal 2015 la quota di rappresentanza femminile nei Cda dovrà essere almeno pari al 30%. Votata al Senato martedì 15 marzo u.s., ora dovrà tornare alla Camera la settimana prossima.

mercoledì 2 marzo 2011

Messaggia la sicurezza sul lavoro. Concorso sms al femminile

Come eludere i principi dell’User Generated Content*


Si terrà il 7 marzo p.v. a Perugia la premiazione del concorso «Un sms per la sicurezza sul lavoro» bandito dall’Inail (Perugia), in collaborazione con l’Anmil per comunicare la sicurezza sul lavoro e trasmettere la cultura della prevenzione. Alle vincitrici, cioè a coloro che hanno prodotto i testi migliori sullo specifico tema «donne e lavoro» connesso alla sicurezza, verranno attribuiti premi economici per un totale di 1.600 euro.

Il bando di concorso, scaduto l’8 febbraio u.s., prevedeva che le concorrenti (esclusivamente persone di sesso femminile di almeno 14 anni d’età) creassero uno slogan sul tema donna e sicurezza, sottoforma di sms, che non contenesse più di 140 caratteri. Sarebbero poi stati gli utenti del sito “donneelavoro.com” a esprimere attraverso un proprio commento la loro preferenza, e quindi ad effettuare una sorta di preselezione. Successivamente il giudizio di una giuria tecnica avrebbe dovuto scegliere sulla base dei messaggi più votati, i messaggi migliori.

Il tutto rientra a pieno titolo nella logica dell’User Generated Content: un sistema che con la finalità di premiare attraverso un concorso il messaggio, il video, la foto più votati, nasconde l’obiettivo finale di diffondere in maniera virale un concetto, un servizio, un prodotto commerciale.

Attraverso questa tecnica i partecipanti sono invogliati a promuovere il loro messaggio e così facendo, come è accaduto in questo caso, promuovono al contempo il concetto di Sicurezza in ottica di genere: una novità introdotta dal Testo Unico 81/2008, ancora oggi poco applicata dall’imprese e istituzioni abituati a effettuare una valutazione del rischio senza tener conto della specificità del lavoratore determinata dal sesso, dall’età e dal Paese di provenienza.

La tecnica dell’UGC rappresenta, a pieno titolo, uno strumento di democrazia: vince chi ha ottenuto più voti. Lo stesso meccanismo applicato nei sistemi elettorali. Peccato che la commissione nominata per la valutazione dei messaggi, abbia eluso tale principio assegnando il primo premio all'autrice Emanuela Risari che ha ricevuto Zero commenti, il secondo premio al messaggio di Chiara Cavalagli che ha ricevuto 2 commenti e il terzo premio, con 4 commenti, è stato assegnato ad Alessia Conti.
Restano fuori i più votati:
  • Cristina Sanna (133 commenti)
  • Barbara Cannetti (97 commenti)
  • Romina Tucci (64 commenti)
  • Irene Toccaceli (42 commenti)
  • Federica Barone (21 commenti)
  • Lorita Rossini (20 commenti)
  • Alessia Bordi (18 commenti)
  • Giuseppina Serchioni (14 commenti)
  • Letizia Sardo (13 commenti)
  • Rovena Bocci (12 commenti)
  • Patrizia Stefani (10 commenti)
*La dizione contenuto generato dagli utenti (User-Generated Content o UGC in inglese) è nata nel 2005 negli ambienti del web publishing e dei new media per indicare il materiale disponibile sul web prodotto da utenti invece che da società specializzate. Essa è un sintomo della democratizzazione della produzione di contenuti multimediali reso possibile dalla diffusione di soluzioni hardware e software semplici ed a basso costo.




lunedì 28 febbraio 2011

Quote rosa nei CdA


L'Italia è al terzultimo posto in Europa in merito al numero di donne presenti nei CdA delle aziende quotate in Borsa. Insomma il mondo dell'economia e del business, nel nostro Paese, sembra ancora fortemente maschile, poco democratico, poco equo. Nonostante tutto, in un momento in cui il nostro Paese risente di una forte perdita di competitività rispetto agli Stati Membri Ue, la proposta di legge che prevede l'introduzione delle quote rosa nei CdA , ha subito - al Senato - un rallentamento su su cui pesano richieste di maggiore gradualità di Confindustria, Abi e Ania.
In Norvegia una legge di questo genere esiste già da anni e la quota rosa è fissata al 40 per cento. In Svezia la legislazione, in vigore dal 2003, prevede una parità numerica addirittura del 50 per cento. In Spagna entro il 2015 almeno il 40 per cento dei posti nei CdA sarà riservato alle donne. In Francia la presenza delle donne nei CdA delle società quotate dovrà essere del 20 per cento entro il 2014 e del 40 per cento entro il 2017. Nessuna norma coattiva esiste invece in Germania.

Sono ormai numerosi gli studi che attestano come la conduzione femminile costituisca spesso un vantaggio competitivo in azienda, termini di solidità e redditività. Ma il nostro governo, ancora una volta, si è lasciato sfuggire una grande opportunità di crescita e di sviluppo. Mobilitiamoci ProQuota Cda!

venerdì 4 febbraio 2011

Italia, il Paese dei mediocri.

Non si può restare indifferenti al sistema italiano che premia la mediocrità e allontana le eccellenze, le sotterra, le annienta. Non si può restare indifferenti a questo sistema che fa acqua da tutte le parti, che frena la crescita e lo sviluppo, che emargina i giovani e non valorizza adeguatamente il ruolo della donna nella società. Eppure, apparentemente, sembriamo un popolo di indifferenti. Stiamo zitti e lasciamo che la nostra insofferenza maturi dentro il nostro corpo, ormai logorato dalla rabbia. Siamo fiduciosi che qualcuno (chi?) prima o poi possa cambiare le cose. Siamo pazienti. Ma siamo anche consapevoli che di fronte ad un sistema così corrotto, la nostra forza non è sufficiente a smontare ciò che ormai la quotidianità ci ha abituato a sopportare.

La mediocrità è la malattia del nostro Paese, una metastasi che solo la morte può annientare. Bisogna quindi avere il coraggio di affrontarla, faccia a faccia, solo così potremmo rinascere per ricostruire un nuovo modello di vita.

La mediocrità della politica: dove sono i giovani? dove sono le donne? E’ vero, ci sono nuove stelle emergenti, nuovi volti femminili che prima di mostrare la loro faccia nei santini hanno dovuto mettere in mostra il fondoschiena. Un passaggio obbligato! Una politica senza politica non mi rappresenta.

La mediocrità della pubblica amministrazione, ormai composta da parenti e amici, da pittori, fotografi e artisti (la lista sarebbe infinita!). Un sistema amministrativo e parlamentare sovvertito a colpi di decreti, che in un batter d’occhio ribaltano risultati, annientano leggi pilastro. Una pubblica amministrazione che non è in grado di rispondere ai miei bisogni non mi rappresenta.

La mediocrità dell’istruzione finalizzata a se stessa e non al futuro e alla crescita professionale e personale dei giovani, non mi rappresenta.

Potrei riempire le pagine del mio blog di tanta altra mediocrità, ma mi fermo qui. Il mio desiderio più grande: sfogliare i giornali la mattina e trovare solo pagine bianche. Spazi da riempire insieme a chi vuole veramente che nel nostro Paese la mediocrità sia solo un ricordo.