mercoledì 30 gennaio 2008

Nella PA la carriera delle donne è bloccata

Poco numerose ai vertici, molto rappresentata nella basa. E' questa la fotografia della presenza femminile nella pubblica amministrazione secondo la ricerca condotta dall'OCAP, l'Osservatorio sul cambiamento delle amministrazioni pubbliche della SDA Bocconi. L’analisi fa emergere con chiarezza la debolezza della presenza femminile e evidenzia la bassa propensione del settore pubblico a riconoscere incarichi di responsabilità alle donne.

La percentuale media di dirigenti donne in servizio negli enti pubblici italiani è solo del 26,54% con uno scarto tra dirigenza femminile e dirigenza maschile pari a 46,93 punti percentuali. Il rapporto si riequilibra quando si osserva il dato relativo al personale non dirigente: in media, il 48,5% del personale non dirigente è femminile, contro il 51,5% maschile.
Tra gli enti che fanno registrare la maggiore percentuale di dirigenti donne sono i ministeri. Nello specifico, il Ministero per i beni e le attività culturali presenta il maggior numero relativo di dirigenti donne (42,7%) mentre il Ministero delle politiche agricole e forestali il minore (16,4%). Il trend viene confermato anche dall’analisi dei ruoli che le donne ricoprono all’interno della dirigenza ministeriale: la percentuale di dirigenti donne della c.d. prima fascia è del 19,3%, mentre la percentuale di dirigenti donne di seconda fascia sale al 32,5%.
Per regioni, province e comuni la presenza femminile nei ruoli dirigenziali e non dirigenziali mostra valori percentuali perfettamente in linea con l’andamento nazionale. Si riscontrano, però, importanti differenze geografiche, soprattutto a livello regionale e locale: le regioni ed i comuni capoluoghi di provincia del nord mostrano una maggiore presenza di dirigenti donne. I dati relativi alle regioni, infatti, indicano che, a fronte di un dato medio del 29,4% di dirigenti donne impiegato nelle regioni del nord, al sud si registra una percentuale media di dirigenti donne del 23,3% e quelle del centro del 28%. Ugualmente, sono i comuni del nord Italia a far registrare la maggiore presenza femminile all’interno della classe dirigente.
In questo periodo di accese discussioni sull’incentivazione della partecipazione delle donne alla vita politica, economica e istituzionale, emerge, dunque, la necessità di un cambiamento di rotta anche nel settore pubblico. La stessa Ministra delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, ha emesso, lo scorso maggio 2007, una direttiva volta ad attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne, riservando una parte del provvedimento proprio alla dirigenza. Lo scopo è quello di favorire il riequilibrio della presenza femminile nelle attività e nelle posizioni gerarchiche qualora sussista un divario fra generi, oltre che sensibilizzare l'opinione pubblica e gli stessi vertici degli enti. Ben vengano dunque queste iniziative quando ancora, nella società italiana, i pregiudizi culturali sembrano essere il più grande nemico della presenza di donne nell'alta dirigenza.

Cristina Sanna

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